Mancini e Mourinho, così vicini e così lontani. Nel giorno della panchina d'oro, delle liti tv ricomposte ma non del tutto, dei trucchi che mettono in imbarazzo, è un calcio a metà tra guerra e pace quello che mostra il suo volto a Coverciano. I tecnici italiani incoronano Mancini come miglior allenatore del 2007-2008, gesto d'orgoglio di fronte al castigatore dei costumi italici Mourinho, che ne ha preso il posto. Il portoghese oggi vota scheda bianca, e punta il dito contro il campionato che lo ha chiamato: "Mi sento uno di voi, come voi italiani per me conta vincere: ma il prodotto serie A nel mondo non piace, e non vende". Non è il solo duello a distanza, simbolico o reale. Zenga stringe la mano al giornalista Rai Varriale ma chiede tempi più certi per le interviste tv, dopo la lite in diretta ieri. Legrottaglie chiede a Ranieri e Mourinho di fare pace, per l'Inter-Juve di sabato. E gli allenatori italiani rispondono a Mourinho: "Anche da noi ci sono partite bellissime". Mancini e Mourinho, tutto parte da lì. Sempre e comunque in parallelo. Anche in occasione della Panchina d'oro, premio organizzato dal settore tecnico della federcalcio che ogni anno gli allenatori assegnano al migliore tra loro. E' quasi un plebiscito, il portoghese però vota scheda bianca. Mancio non dà peso a questo aspetto, si fa forte dell'onda di voti dei suoi colleghi. Sui sessanta tecnici presenti a Coverciano, oltre il 50% sta con l' ex allenatore Inter. Mai in 16 edizioni un voto così omogeneo, ricordano gli organizzatori Mourinho si astiene, preferisce la scheda bianca. Gesto di coerenza, forse, per uno che era fuori dal calcio italiano fino all'anno scorso. E comunque simbolico per uno che dice "non sembra ma sono uno di voi". I due rivali a distanza stanno seduti a quattro file di distanza, Mancini vicino all'amico Mihajlovic, Mourinho un po' più su. Dopo le polemiche delle settimane scorse e i confronti tra l'Inter che è stata e quella che è, i loro sguardi non si sono mai incrociati, se non in una occasione, all'arrivo: si sono saluti, si sono stretti la mano e si sono dati reciprocamente una pacca sulla spalla. Secondo qualcuno, si sarebbero anche abbracciati. "Ci siamo salutati con una stretta di mano, come si fa tra colleghi, niente di particolare", il freddo commento di Mancini, concentrato piuttosto sul riconoscimento: "Arriva al momento giusto". Abbraccio o stretta di mano che fosse, resta il fatto che mentre il calcio italiano incorona Mancini, Mourinho lo bacchetta per altri motivi. E lo fa su assist involontario di Lippi, che tra un lapsus su Allegri (a suo dire"senza panchina" come gli altri premiati) e una domanda confusa nella calca tv (l'interlocutore ha detto 'Martin Luther King', lui deve aver sentito Mandela) ha chiesto a Mourinho se non fosse d'accordo sul fatto che il calcio italiano fosse non il più bello, ma il più difficile. "Vincere - è stato il contropiede di Special One - è difficile ovunque". Poi, l'affondo: "La verità è che il calcio italiano non piace nel mondo. E non vende. Anche se non sembra, io mi sento uno di voi e per questo dico che bisogna pensare al nostro futuro più in generale. La mia famiglia, in Portogallo, deve aspettare la mezzanotte per vedere una partita italiana. Prima vede una brutta partita inglese o spagnola, ma quel calcio vende come prodotto. Noi portoghesi siamo come voi italiani, vogliamo vincere anche giocando male. Col Chelsea vinsi 4-3 e mi arrabbiai per i gol presi, Abramovich mi disse, 'cosi' mi stava bene anche un 4-4'. Qui, contro il Genoa ho cambiato tre volte l'assetto, Gasperini é stato tutte e tre le volte bravo ad adattarsi: per me è fantastico, per la gente non so. E siccome mi sento uno di voi, mi interessa il prodotto calcio italiano che all' estero non piace. Di questo ci dobbiamo occupare". A sua volta, Mourinho era stato colpito dalla puntura di Lippi, qualche minuto prima, nell'aula magna di Coverciano: dopo aver sottolineato come l'Inter sia l'unica grande che non ha ancora dato un italiano alla nazionale in questa stagione, il ct aveva aggiunto: "Ma ringrazio comunque Mourinho,l'Inter ci dà il suo preparatore". E' l' ora della premiazione. Per Mancini ci sono applausi convinti e lui ringrazia i giocatori dell' Inter. "Questo premio è dovuto a loro". E' arrivato tardi? "No, è arrivato quando doveva arrivare. E' il riconoscimento del lavoro fatto, al di là delle vittorie". Insomma, tutti o quasi con Mancini, il predistinato, quello che allenava già da giocatore, quello odiato per essere arrivato subito a guidare Fiorentina, Lazio, Inter. Ora ha l' investitura ufficiale, lui che ha votato Prandelli. "Ho la panchina d'oro, ma la panchina non mi manca. Mi cerca il Real Madrid? Non è vero, magari fosse così. Spero sia vero, ma al momento non è così. Se è una idea che frulla nella loro testa lasciamola frullare". Poi torna il paragone con Mourinho. "E' un grande allenatore e un grande personaggio. Lui sta lavorando bene, io ho lavorato bene. La mia Inter era forte e la sua è stata rinforzata, sarà sempre la squadra da battere, ha un Ibra straordinario, ma non lo scopriamo adesso. Lotteranno in tre, quelli che ora sono davanti. Tra le altre mi piace il Napoli". C'é Inter-Juve, chi vincerà?. "Stanno bene entrambe, difficile dirlo". Mancio la sua partita l' ha già vinta, nonostante le stilettate di Mourinho al calcio italiano, che con un gesto di orgoglio ha premiato il suo predecessore.
Fonte(Ansa)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento