Oreste Lionello "mi ha reso per anni un attore molto migliore di quanto non fossi veramente". Lo ha detto Woody Allen a New York a cui Lionello per anni ha dato la voce nel doppiaggio italiano. "Ci siamo conosciuti personalmente e mi è sempre sembrato un uomo molto amabilé, ha detto Allen dopo aver appreso della morte dell'artista italiano che ha dato la voce italiana anche a Peter Sellers, Jerry Lewis, e Marty Feldman.E' ospitata in Campidoglio, nella Sala della Protomoteca, la camera ardente per rendere l'ultimo omaggio ad Oreste Lionello, scomparso la notte scorsa a Roma. La camera ardente sarà aperta dalle ore 21 alle 23 di oggi e per tutta la giornata di domani, dalle 9 alle 23. La cerimonia funebre, invece, si svolgerà sabato 21 febbraio, alle ore 13, presso la Basilica di Santa Maria d'Ara Coeli in Campidoglio. Oreste Lionello sarà tumulato nel Cimitero Monumentale del Verano, -si legge in una nota del Comune di Roma- "quale riconoscimento alla sua importante figura di artista poliedrico che tanto ha saputo dare alla nostra città, soprattutto con la sua attività al Teatro Bagaglino, e all'Italia intera".LIONELLO TRA SATIRA POLITICA E WOODY ALLENdi Maurizio GiammussoAddio a Oreste Lionello, che esce di scena a 81 anni, dopo una vita passata a prendere in giro politici, a tirare torte in faccia ai vip, a donare sorrisi al suo pubblico, in teatro, al cinema e in tv; ma anche a dare voce a Woody Allen, del quale è stato il doppiatore insostituibile per tanti film. Nato a Rodi, in Grecia, il 18 aprile 1927, due anni fa festeggiò i suo ottanta anni al Bagaglino, in mezzo ai suoi compagni di lavoro Pamela Prati, Aida Yespica, Martufello, Manlio Dovì, Mario Zamma, Gian Luca Ramazzotti, il balletto e i figli e collaboratori Cristiana e Luca. In platea tanti amici e colleghi, ma nessuna voglia di auto celebrazione e neppure di fare troppi bilanci di tanti anni di sketch e barzellette; anni di imitazioni e parodie, da Andreotti a Berlusconi; anni di voce prestata anche a Peter Sellers, Groucho Marx, Jerry Lewis, Charlie Chaplin e Marty Feldman. Sfidando ogni retorica ed ogni pericolo di commozione, Oreste non si era preso sul serio nemmeno in quella occasione, spiegando: "Devo dissipare un possibile equivoco. Coincidendo con gli ottant'anni del Papa, non voglio che si pensi, essendo il Bagaglino il tempio pagano della satira, dell'umorismo, della parodia, che si voglia prendere in giro qualcuno..." E sulla sua esperienza di cabaret: "La mia età non è tutta trascorsa in questa scuola e sotto queste discipline. Anch'io ho creato di mio: passa la vita mia, lascia la scia che poi scompare e torna mare.. gli anni del Bagaglino sono più di 40,.. è una lunga storia di dolci augurali, da torta a torta...". Anche in quella occasione Lionello scherzava soprattutto su se stesso: "Agli ottanta anni non ci son abituato" diceva, resistendo all'invito a fare un qualche bilancio. Tuttavia ricordava volentieri i compagni d'Accademia, che erano bravissimi e non ci sono più: Paolo Panelli e Bice Valori, Nino Manfredi e Tino Buazzelli, Giancarlo Sbragia. Lui aveva avuto una carriera diversa, unica per certi versi. Comincia nel 1954 nella compagnia comico-musicale di Radio Roma, come autore e interprete brillante. Subito dopo, nel 1956, arriva la tv con la serie per ragazzi 'Il marziano Filippo'. Contemporaneamente comincia la sua attività nel doppiaggio. "Io sono un uomo del dopoguerra, allora c'era tanto spazio, tante occasioni per lavorare" diceva, ripensando a quell'avvio rapido di una carriera multiforme. Dal 1965 in poi in tv è un comprimario di lusso: per Le avventure di Laura Storm, con Lauretta Masiero; per Le inchieste del commissario Maigret, con Gino Cervi; per I racconti di Padre Brown, con Renato Rascel. Ma intanto nasce il Bagaglino, nei primi anni '70. Il suo umorismo surreale, basato su allusioni e doppi sensi, diventa uno stile riconoscibile. Da allora Lionello e' la colonna portante del Bagaglino con gli autori Castellacci e Pingitore e gli attori Leo Gullotta e Pippo Franco: un successo che si amplifica in tv spettacolo dopo spettacolo, fino a Miconsenta (2003) e oltre. A chi gli chiedeva se avesse dei rimpianti, diceva risolutamente di no: ne rimpianti, né sogni nel cassetto, ma vari progetti, compreso un musical con David Zard, che poi non ha più fatto. Sulla sua vita era molto riservato. Ma invitato a raccontare un aneddoto scelse l'incontro con Woody Allen, a pranzo in Campidoglio con Walter Veltroni: "Un genio - diceva -. Riesce da una battuta a tirar su uno sketch; e una scena la allunga fino a farne un film, come certi dolci di zucchero filato che si vendono nelle fiere di paese. Ma fuori della sua attività è come una penna senza inchiostro....". La stilografica di Lionello invece non è mai rimasta a secco.
Fonte(Ansa)
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