Le partite d'addio non gli piacciono. Forse farà un'eccezione per vestire in futuro un'ultima volta la maglia azzurra, però di certo Paolo Maldini non vivrà con questo spirito il suo 56/o e ultimo derby di una carriera lunga 24 anni. Lo festeggerà tutto il Meazza, non solo i tifosi del Milan. Ma domenica sera la sua partita sarà come una finale da vincere, per non dire addio allo scudetto e rendere il resto del campionato solo una lunga passerella nerazzurra. "E' l'ultimo ed è ancor più particolare perché mi gioco qualcosa di importante, gli aspetti personali passeranno in secondo piano", sorride Maldini esperto quanto nessuno di questa sfida. La prima volta fu nel 1985, a 17 anni. E il primo e unico gol valse un pari nel 2004. Ma i suoi derby preferiti sono quello di coppa Italia del 2001, in cui vinse 6-0, lui capitano e suo papà Cesare sulla panchina del Milan. E la doppia semifinale di Champions League del 2003. Il prossimo derby "assomiglia a una finale di coppa", spiega Maldini che crede ancora nella rimonta ed è convinto che un successo renderebbe straordinaria la stagione rossonera, "fin qui comunque positiva, tenendo conto dell'inizio shock e i tanti infortuni". In infermeria sono passati quasi tutti i suoi compagni, ma non lui che, prossimo ai 41 anni, in questa stagione è stato il più presente dei centrali: "E' per questo che sono contento di aver giocato un anno ancora. Ma è il momento giusto per smettere". Chissà se il suo addio coinciderà con quello di Carlo Ancelotti. "Non credo, dovrebbe succedere qualcosa di grave: o che non ci sia più sintonia di intenti con la società, o che Carletto abbia voglia di cambiare dopo sette anni", allarga le braccia il capitano milanista che non si sbilancia sul nome di Leonardo come possibile successore. Di certo, la panchina non è nel futuro del centrale rossonero ("é un mestiere che non mi piace"), che non ha ancora ricevuto proposte di alcun tipo né dal Milan né da altri ("ma c'é tempo, le vaglierei") e si prepara a dedicarsi alla famiglia. Potrebbe chiudere con un'ultima partita in azzurro ("non mi dispiacerebbe, se ci sarà tempo"), ma a giugno dunque anche l'ultimo degli 'immortali' di Milanello chiuderà per sempre il suo armadietto. La sua maglia numero 3 verrà ritirata, ma resta un vuoto, che il settore giovanile non è pronto a colmare. "Non riaprirei questo discorso...", glissa Maldini, che un anno fa aveva indicato il vivaio juventino come esempio, irritando non poco Adriano Galliani. In compenso contro l'Inter incrocerà un giovane di belle speranze, Davide Santon, che qualcuno indica come il Maldini del futuro. "Anche io all'inzio ero costretto a giocare fuori ruolo", osserva. "Rispetto ai miei tempi - conclude - è più difficile per un ragazzino trovare spazio: serve personalità, e lui ne ha dimostrata, e il coraggio di un allenatore".
Fonte (ANSA).
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento